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174 ricordi di parigi.


poeta di cui le strofe fulminee m’eran sonate nel cuore sul campo di battaglia come grida eccitatrici d’un generale lontano; lo scrittore che aveva mille volte schiacciato il mio misero orgoglio d’impiastrafogli, facendomi provare non so che voluttà acre e salutare nell’umiliazione, che mi acquietava l’anima; l’autore di cui parlando m’era sgorgata mille volte dal cuore commosso la parola facile e calda che m’aveva cattivato delle simpatie; l’artista che mi aveva aiutato a esprimere mille sentimenti e a render l’immagine di mille cose che senza di lui mi sarebbero forse rimaste sepolte per sempre nell’anima; lo scrittore di cui in Spagna, in Grecia, sul Reno, sul Bosforo, sul mare, mi ricorreva ogni momento alla memoria un pensiero o una immagine, che rischiarava, formulava e commentava la mia emozione; il poeta dei fanciulli, il consolatore delle madri sventurate, il cantore delle morti gloriose, il grande pittore dei cieli e degli oceani; oggetto di vent’anni di studio, di curiosità