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80 alla francia.


14 agosto.

Il dire ora che l’esercito francese ha tutto cattivo: generali, stato maggiore, armi, tattica, disciplina, non basta, perchè codeste son cose che si possono mutare, e le muterà l’esperienza; bisogna dare un giudizio di natura irrevocabile, che costituisca durevolmente nell’opinione volgare l’inferiorità della Francia.

E questo giudizio v’è chi l’ha trovato e lo esprime: — «Il coraggio del soldato francese non basta più oramai a vincere le battaglie; è una natura di coraggio che poteva far buona prova ai tempi dei fucili a pietra focaia, non più ora coll’armi a tiro rapido, per le quali ci vuol calma, più che altro, ed occhio. Il coraggio francese, impetuoso e tumultuario, nelle battaglie d’oggi non è altro che una cagione di disordine; riduce il combattere ad una continua rincorsa, che indugia il successo, prostra le forze, duplica le perdite, e dà poca noia al nemico, o meglio non gli dà altro che noia. I Prussiani hanno il vero coraggio saldo e longanime che ora ci vuole; il coraggio pensato, avveduto, immobile, che veglia ed aspetta e si scatena a tempo opportuno.»

Molti la pensano in buona fede così; una corsa precipitosa, un urlo e un colpo di baionetta, ecco la vantata furia francese. Qualcuno arriva persino a soggiungere: — Non è serio.

Oh vedete! Bisogna convenire che c’è della grande serietà in Europa, perchè a porre il dito a occhi chiusi sulla carta geografica, nove volte su dieci si va a toccare un popolo che è in fama d’aver un coraggio poco su poco giù della maniera di quel dei Prussiani; e una o due volte appena, ci avviene di trovare un popolo famoso per quella specie di coraggio di corsa onde va lodata la Francia. Il soldato inglese è un soldato tenace, il russo tenace, l’austriaco tenace, il prussiano tenace, lo sviz-