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di solferino e san martino. 71

salire in carrozza. In quel punto seguì un caso bellissimo. Mentre il Principe usciva, la banda della guardia nazionale di Milano suonava la marcia reale. Appena egli fu fuori, la banda cominciò a suonare la marcia imperiale austriaca. Il luogotenente colonnello Pollak si voltò in tronco verso il capo musica e facendogli cenno colla mano, disse vivamente: — No, no; marcia reale. — E fu così spontaneo coll’atto e così ingenuo e fatto con tanto garbo, che tutti proruppero in applausi: ufficiali, deputati, senatori, popolo, quanti poterono si strinsero intorno a quel bravo colonnello, gridando, agitando le mani, facendogli ogni sorta di dimostrazioni festevoli e affettuose. Egli, così circondato e acclamato, non sapeva nè chi ringraziare nè dove volgersi; andava oltre mezzo portato dalla folla, commosso, interdetto, come trasognato.

A poco a poco tutti salirono in carrozza e si diressero, parte verso Peschiera e Pozzolengo, parte verso Lonato.


Così terminò il giorno 24 giugno 1870; giorno quindi innanzi doppiamente caro all’Italia, perchè le ricorda una delle più gloriose vittorie dei suoi figli, e una delle più nobili feste celebrate in onore dei caduti per essa.

Possano i tre popoli che si strinsero oggi la mano su questi colli, a tutti e tre cari e solenni, aver sempre dinanzi agli occhi della mente, e fitta nel profondo del cuore, l’immagine di quelle tre bandiere sventolanti insieme sulla torre di Solferino; e possa quella immagine destare nell’anima di tutti, come fece oggi nella nostra, un altissimo desiderio di pace, di fratellanza e d’amore.