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70 l’inaugurazione degli ossari

erano disposte a raggi, colla tavola dei Principi nel mezzo, in modo che nessuno volgesse loro le spalle. Dinanzi ai Principi v’era una decina di vassoi pieni di palle di cannone staccate dalla torre di Solferino, frammiste a mazzi di fiori. I Comitati s’eran seduti senz’ordine, generali, senatori, sindaci, giornalisti, come veniva veniva, onde riescì più svariata e più gaia la conversazione che s’appiccò subito, in ogni parte della sala, e continuò vivissima per tutto il tempo del desinare.

Verso la fine, corse una voce per tutta la sala: — Silenzio, silenzio, — e tutti tacquero.

Il presidente del Senato s’alzò il primo e propose un brindisi al primo soldato dell’indipendenza italiana.

Il vice-presidente della Camera bevve al principe Umberto e al principe di Carignano.

Il senatore Torelli all’imperatore dei Francesi.

Il ministro della guerra all’imperatore d’Austria.

Il principe Umberto alla gloria e alla prosperità dei tre eserciti.

Il luogotenente colonnello Pollak si alzò, accompagnato da un movimento generale di attenzione, e dopo aver ringraziato in nome dell’Imperatore e dell’esercito austriaco i Principi italiani intervenuti alla festa, il comitato, le società, e tutti coloro che avevano espresso sentimenti di simpatia per la sua patria, disse con voce lenta, chiara e commossa: — Un brindisi alla bella, alla valorosa, alla prode armata italiana.

Un grido solo, da tutte le parti della sala, accolse queste parole; un grido uscito spontaneamente dal cuore di tutti, e con tant’impeto, con tanta forza, che ognuno se ne sentì rimescolare il sangue, e gli applausi si protrassero, fitti e fragorosi, per parecchi minuti, accompagnati da nuove altissime grida. L’ufficiale austriaco sedette col viso mutato.

Alle cinque e un quarto, il principe Umberto s’alzò, e tutti i commensali lo seguirono sotto il padiglione dove si prese il caffè; pochi minuti dopo si uscì per