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di solferino e san martino. 61

di Verona, di Padova di Vicenza; i sindaci di quasi tutte le città del Veneto e della Lombardia; molti generali dell’esercito e della guardia nazionale, ufficiali di tutte le armi, pubblicisti italiani e stranieri, e una folla d’altra gente, invitata alla festa dal Comitato della Società di Solferino e San Martino.

La Francia era rappresentata dal cavaliere de la Haye, luogotenente colonnello di stato maggiore dell’esercito francese, accompagnato dal visconte di Larochefoucault e dal visconte du Ponseau. L’Austria era rappresentata dal cavaliere Alessio de Pollak, luogotenente colonnello di stato maggiore dell’esercito austriaco.

Gran gente era affollata intorno alla stazione. Appena i Principi comparvero, s’udirono vivissimi applausi, con suoni di bande e colpi di cannone. Dopo i Principi, la folla cercò subito con gran desiderio i due ufficiali stranieri. L’ufficiale austriaco vestiva una divisa completamente verde, con un cappello a due punte come quello dei nostri generali, e un pennacchio come gli uffiziali dei nostri bersaglieri. È un uomo alto, sottile, di lineamenti delicati, di aspetto simpatico, di modi cortesi. L’ufficiale francese, una robusta e fiera figura di soldato. Fin dai primi momenti la gente spiegò una particolare simpatia per l’ufficiale austriaco, ed era ben naturale. Egli rappresentava l’esercito che in quella giornata era stato battuto; fra tutti i convenuti alla festa egli era il solo cui la vista di que’ luoghi, la presenza di quella gente, i discorsi, la cerimonia, ogni cosa, insomma, richiamava dei ricordi non lieti. Bisognava dunque farglieli dimenticare, questi ricordi; rendergli quella festa cara com’era a noi; destargli nel cuore un sentimento di compiacenza e di gratitudine tanto vivo, a forza di dimostrazioni di simpatia e di affetto, che ogni altra men grata commozione ne fosse sopraffatta e soffocata. Così si fece, e in ciò la gente diè