Pagina:De Amicis - Ricordi del 1870-71.djvu/246

232 le “immagini bianche.”

Possa esser reso a chi verrà da voi, — e da tutte le immagini bianche come voi, — la serenità e l’ardore del lavoro e l’amore della vita raccolta e pura, che voi ispirate a tutti coloro che vi si avvicinano e v’ascoltano. Se avrete nella vita delle ore vuote o dolorose, vi possano venir dinanzi tutti quelli che da voi hanno attinto forza, ispirazioni gentili, e pace, e dirvi l’uno: — Ho scritto un romanzo, il più nobile personaggio è una donna, leggete, siete voi; — e un altro: — Ho fatto una statua che rappresenta un angelo; venite a vedere; ho colto l’espressione del vostro viso quando dite dei versi che vi fanno piangere; — e un terzo: — Ho scritto un’opera di matematica, ridete pure, non è cosa per voi; ma molte volte, quando mi cadeva la testa dalla stanchezza e dal sonno, mi ricordavo di voi e ripigliavo coraggio; vi porgo il libro per questo. — E... sentite ancora, vi dirò una bizzarria, ma la dico col cuore. Possa venire un giorno in cui ciascuna di voi, madre d’un uomo onesto, operoso ed insigne, stando la sera nella sua stanza a rileggere un libro che gli ricordi il collegio o le sue conversazioni di fanciulla, oda a un tratto nella via un gridìo confuso e un suono di banda; e giunga in quel punto, a passi concitati, un amico che le dica: — È il popolo che acclama vostro figlio! — e questo figlio sia presente, e afferrandovi per un braccio e accennandovi il balcone illuminato dal riflesso di cento fiaccole, le gridi: — Madre! il tuo posto è là!

E chi può affermare che non spunterà un tal giorno per voi? Oh! tremolatemi sempre dinanzi agli occhi, care immagini bianche.

Fine.