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228 le “immagini bianche.”

esse acconsentono collo sguardo, col sorriso, coi gesti, con tutta la persona ad ogni vostra parola; si guardano, dicendosi l’una all’altra: «Ma sì!» e precorrono coll’espressione del viso il vostro discorso; e se vi manca l’ultima parola d’una frase, ve la dicono, è quella; e se v’interrompono con un’osservazione, completano il vostro pensiero; ed esclamano poi ad una voce, con un accento pieno di vigore e di grazia: «Come è vero!» Ma se di quel libro non avranno lo stesso concetto, non v’aspettate finzioni o silenzi; esse vi diranno con un’aria di rincrescimento sincero: «Non ci piace;» e si guarderanno di nuovo nell’atto di dirsi: «Peccato!»

Ah! le avete toccate nel vivo, avete nominato uno dei loro libri prediletti, un amico della loro infanzia, ora lasciate che s’aprano e si sfoghino. Ecco, da un moto della loro fronte s’indovina che quel nome ha destato una folla di ricordi cari e gentili, e ravvivata tutta la gioia delle prime letture. Non sanno come cominciare, ma è impossibile che tacciano. Ebbene, diranno le parole solite: «Ho provato questo, ho sentito quest’altro, mi pareva, pensavo, l’anima, il cuore, la vita;» ma ve le diranno in modo che vi parranno nuove, come tutte le parole in cui si versa l’affetto nel suo imperioso prorompere. L’una ricorderà concitatamente una scena, l’altra, impaziente, coglierà un’istantanea sospensione della prima, per tagliare il discorso e ricordare la sua; le voci si confonderanno: «È così, non è così, aspetta, senti;» tratto tratto usciranno in una esclamazione impetuosa e sonora: «Bello!» e dall’accento, dall’occhio, dai gesti, da tutto quello che in una creatura umana si muove ed esprime, trasparirà la loro anima, bella innocente e buona; finchè all’improvviso taceranno tutt’e due insieme, e chineranno il viso sul lavoro, per rialzarlo dopo un istante soffuso di rossore, e dirvi con un timido sorriso:

— Che furia, eh? —

Fatele ancora parlare, interrogatele, forzatele ad