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212 certe lettere.

il poeta come un suo ammiratore; il poeta lo seppe, andò in bestia, e non scrisse più un rigo ad anima viva.

Quest’aneddoto fece sorridere il grande scrittore, e gli richiamò alla memoria parecchi casi somiglianti, seguiti a lui, e ch’egli forse aveva dimenticati da un pezzo.

L’esempio?

Ci si verrà a poco a poco. “Una volta,” egli disse “ricevetti una lettera d’un tale che mi pregava di esprimergli il mio parere su certi suoi versi. Io non risposi perchè... se si avesse da rispondere sempre, bisognerebbe non aver da far altro, e se si risponde a uno, bisogna rispondere a tutti. Dopo un certo tempo ricevetti un’altra lettera in cui quello stesso signore diceva che non sapeva capire perchè non rispondessi, e fra le altre frasi scriveva questa: — Disprezzo? non crederei. — E poi: — Mancanza di tempo? nemmeno. E via così una serie di supposizioni, e a ciascuna supposizione la sua buona ragione per provare che non si poteva ammettere. — Dunque perchè? — La lettera era abbastanza strana per dispensare anche la seconda volta dal rispondere, e non risposi. Ricevetti finalmente una terza lettera di poche righe, in cui mi si ricordava che — fra le altre virtù cristiane ve n’è una che si chiama l’Umiltà.” —

Qui il venerando uomo guardò il giovane sorridendo, quasi con aria di dimandargli: — Le pare? — E il giovane, rimasto un istante a bocca aperta, domandò alla sua volta con un movimento d’indignazione: “Ma è possibile?”

“Un’altra lettera,” proseguì il vecchio illustre sorridendo piacevolmente.... “e questa non aveva nome, ed era molto più dura. Mi pare di ricordarmela testualmente.” — “Ho letto,” diceva questo tale, “tutte le vostre opere, e mi sono molto seccato, perchè voi lavorate per la bottega, e tutti coloro che lavorano per la bottega, sono portati da quelli della bottega. Io vi