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200 | l’inaugurazione della galleria delle alpi. |
splende ancora negli occhi la gioia dell’ultimo colpo lanciato dalla perforatrice nel vuoto, al grido di: — Viva la Francia e viva l’Italia! —
E il treno va e va, e cresce nell’animo nostro, a misura che si procede, la commozione, e la fantasia lavora, lavora. Ora ci pare che non s’abbia più a uscire di là sotto; ci pare d’esserci sprofondati nelle viscere della terra e di precipitare verso una mèta arcana; ora pare che il treno, a un tratto, ritorni furiosamente addietro, come impaurito dall’ignoto verso cui si slanciava; ora si trema di giungere troppo presto all’uscita, e si vorrebbe che quel momento indugiasse ancora, per prolungare il sentimento di meraviglia fantastica che ci agita il cuore e la mente; ora ci piglia come una smania di aria, di luce, un desiderio impaziente dell’azzurro del cielo e del verde della campagna; ora si rimane come attoniti e smemorati, e ci vien fatto quasi di domandare a noi stessi: — Ove siamo? — Siamo già in Francia? — Siamo ancora in Italia? — Un tale guarda l’orologio ed esclama: — Siamo in Francia! — I cuori danno un balzo, gli occhi si cercano, le mani si stringono. — Siamo in Francia! — si ripete. È un senso di gioia inesprimibile; pare che in quel momento le due nazioni si siano strette e baciate, ed abbiano gridato insieme: — Abbiamo vinto! — Ma che! Già la luce del gas impallidisce! Si sente un soffio d’aria vivida e pura! Le pareti biancheggiano! Il vapore getta un lungo grido di trionfo! Ecco i monti! Il Sole! La Francia!
È un momento sublime.
Modane è subito lì sotto, e la strada ferrata ci arriva con una gran curva, che si percorre in pochi minuti.
Si discese alla stazione di Modane, dove si aspettò circa tre quarti d’ora prima di risalire sul convoglio per ritornare in Italia. Erano là, ad attendere, il ministro francese Le Franc, vari altri personaggi francesi, l’ambasciatore Nigra, i rappresentanti del go-