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un esempio. 193

in prosa e in poesia, gridando all’infamia, alle anime abbiette, alla patria disonorata, con tutte l’altre parole, tutti ci stanno; quando poi ve ne conducono dinanzi uno, allora patria, valore, onore, bandiera son tutte bolle di sapone che si sciolgono, e non resta che il sentimento dell’umanità. Signora! voi non vedete che un uomo che deve morire, solo, là in mezzo a un campo, con una croce in mano e gli occhi rivolti al cielo; e vivaddio! ho viscere d’uomo io pure, e quello spettacolo fa male anche a me. Ma non è a codesto moribondo che voi dovete fermarvi col pensiero; voi dovete vedere codest’uomo stesso nascosto in un fosso o dietro una siepe, col viso a terra, tremante, mentre cento passi più innanzi vi sono i suoi compagni che offrono il petto alle palle, e invece di slanciarsi innanzi e di vincere, debbono star fermi e morire, perchè i vili hanno diradato le file. Dovete immaginarvi codest’uomo quando dice: — I miei compagni saranno uccisi, non importa; la mia bandiera sarà vituperata, non importa; io sono un vigliacco, non importa; mi sputeranno in viso, non importa; ma vivo! — dovete immaginarvelo così, per sentire che codest’uomo deve sparire dal mondo, che lo fareste sparir voi colle vostre mani, che la sua vita è un insulto ai morti. Per carità, signora! Questa pietà è fatale! Dietro a ogni vigliacco rimasto in piedi, c’è un mucchio di valorosi sacrificati. Credetelo; bisogna essere inesorabili; dobbiamo far capire a questa gente senz’anima e senza cuore, che sopra un campo di battaglia c’è qualcosa di più prezioso a conservare che queste quattr’ossa che ci fanno commettere tante bassezze; bisogna farle capire che quando la patria ha bisogno di sangue, dobbiamo darglielo, e che chi non lo vuol versar sul campo, in mezzo agli altri, lo dovrà versare solo, in una piazza d’armi, inevitabilmente; bisogna tagliare la parte fradicia, signora! Siamo ancora in tempo; guai se ci trema la mano; a una nuova