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un esempio. 187

sempre davanti agli occhi, sento quelle voci, vedo quella gente, ci penso, la sogno, e c’è dei momenti che mi si schianta il cuore e che nasconderei il viso dalla vergogna.”

“Oh... poi!” disse la signora.

“Sì! sì!” l’interruppe il dottore, “e così fosse più generale questo sentimento, cara mia! Quando la vergogna di molti, appunto perchè è di molti, non è più sentita da nessuno, pessimo segno. Per me una delle prime qualità d’un esercito, a voi parrà strano, ma io lo credo sul serio, è il pudore. Quando s’è stati vinti, bisogna sentirsi bruciar la fronte e soffrire; chi cerca scuse e conforti, è già mezzo battuto per un’altra volta.”

“Capisco; ma come mai quel battaglione s’è portato male e gli altri no? Io credevo che fossero tutti gli stessi i soldati.”

“Che volete?” rispose il dottore, pigliando una mano del ragazzo più piccolo, che tenne poi lungamente fra le sue; “bisogna dire che quello fosse un battaglione segnato da Dio. Già io n’avevo avuto un cattivo presentimento fino dal principio della battaglia. Quando seppi che appunto quel battaglione lì era stato scelto, fra tanti altri, a esplorare una collina sulla sinistra del nemico, che vuol dire avventurarsi a un combattimento improvviso, contro forze sconosciute, senza sostegno, e forse a molta distanza dal resto del reggimento, non so perchè, tremai. Lo vidi passando, quel battaglione, mentre aspettava l’ordine di andare innanzi, fermo in un campo, mezzo nascosto fra gli alberi. Guardai bene in faccia quei soldati... non mi piacquero. In lontananza si sentiva un fuoco di fucili fitto; di tratto in tratto qualche palla fischiava più da vicino, e ad ogni fischio quei soldati si guardavano e ridevano; ma.... dopo essersi molto guardati. C’eran dei visi bianchi come un panno lavato che volevano ridere e non mostravano che i denti. Canterellavano, scherzavano, tutte cose forzate. — Va