Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
ai coscritti. | 175 |
conti non si distingue dalle altre se non in questo: che va soggetta a norme più precise, e dipende meno dal capriccio delle persone, il che ne compensa fino a un certo punto la maggior severità; ma ritenerli, codesti inconvenienti, come vizi inevitabili di tutte le discipline. Poichè giova convincersi profondamente di ciò: che disciplina ve n’ha da per tutto; che in tutte le amministrazioni v’è un certo numero d’individui che fanno delle lavate di testa e un certo numero che se le pigliano; individui che impongono delle multe e individui che le pagano; individui che infliggono a torto dei castighi e individui che li subiscono con santa rassegnazione; individui che dicono: — Lei è un asino, — e individui che rispondono: — Sì signore; e che quello che si fa e si sopporta in un reggimento per non andare in prigione e per non stare a pane ed acqua, si fa e si sopporta da migliaia e migliaia di impiegati governativi e non governativi per non essere cacciati dall’impiego e per non restare colla famiglia in mezzo a una strada; il che porta al pane ed acqua lo stesso. Dei bocconi amari se ne trangugiano da per tutto, miei cari coscritti, anche nei gabinetti dei ministri e nelle corti dei re, d’onde qualcuno è uscito col cuore spezzato e coi capelli grigi innanzi tempo.
Ma neanche tutto questo non basta ancora. Non basta rispettare e amare i superiori, e assoggettarsi docilmente alla disciplina, e adempiere i doveri che ci sono imposti dalle necessità del servizio. Pel soldato è anche un dovere quello di procurare un vantaggio a sè stesso imparando a leggere e a scrivere.
E a convincervi che quello d’istruirsi è un dovere, e ad ispirarvi il buon volere di compierlo, vi basti questo semplice ragionamento. La maggior parte dei guai d’Italia deriva dell’ignoranza, poichè l’ignoranza è per sè stessa il massimo dei mali. E sapete perchè?