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174 | ai coscritti. |
giusto e per necessario. E sopra tutto non abbandonarsi mai a quell’andazzo di trovar tutto male, di censurar tutto, di far un gran che di tutti i piccoli inconvenienti, quasi inevitabili, del servizio, e mormorar contro i superiori, e dire che ogni cosa va per la peggio, e che coloro che comandano non sanno mai quel che si raccapezzino. Questo spirito di censura avventata e leggiera è la peste della disciplina; guardatevene, o sarete eternamente scontenti voi e farete eternamente scontenti gli altri. Ricordatevi che quando cent’occhi stanno aperti su quello che fa un solo è molto facile trovarvi di che ridire; che il vedere il male è cosa assai diversa dal saper fare il bene; che è una illusione comune dei molti che stanno in basso quella di credere che, messi loro alla prova riuscirebbero indubitatamente a far meglio dei pochi che stanno in alto; che tutti coloro che comandano oggi, ubbidivano ieri, e che forse ieri criticavano tutti e tutto come oggi facciamo noi, e che non per questo sono riusciti a rinnovare il mondo quando è venuto il loro momento; che le cose guardate di sotto in su hanno tutt’altro aspetto che quando si guardano di su in giù; e tutti gli altri dettami della più volgare esperienza e del più comune buon senso.
Ma tutto questo non basta ancora. Bisogna preparar l’animo a tollerare molte piccole ingiustizie, molti piccoli torti, molti piccoli dispiaceri, per cui non c’è rimedio, e i reclami non servono, e le proteste fanno peggio; cose che sono seguite e seguono sempre dove c’è molta gente che fa vita comune, e c’è grande varietà di temperamenti e d’umori; in tutti i collegi, in tutti gli istituti, in tutte le classi di cittadini, dappertutto, insomma, dove c’è superiori e inferiori, dove molti comandano e molti ubbidiscono, e per conseguenza c’è chi comanda male e chi non obbedisce bene. E tutti codesti inconvenienti inevitabili non attribuirli ciecamente alla disciplina militare, la quale in fin dei