datevi che molti di essi sono diventati vecchi nelle
file dell’esercito; che molti hanno portato lo zaino e mangiato nella
gamella, come voi, per assai più anni che voi non vi mangerete; che
molti erano già soldati provetti e alteri di cicatrici antiche quando
voi eravate poco più che fanciulli; che molti hanno combattuto per la
libertà italiana o sono andati a cercare una guerra giusta e una
bandiera libera in terra straniera, assai prima che voi foste nati. Ma
non basta che li rispettiate: essi amano voi, amateli. Sono stolidi o
tristi coloro che suppongono che i vostri capi non abbiano per voi altro
sentimento che quello d’una indifferenza fredda o d’un’uggia stizzosa
che cerca e desidera il fallo per vendicarsi col castigo delle cure e
delle noie che loro toccano per cagion vostra. E perchè non vi
dovrebbero voler bene? Perchè un colonnello coi capelli grigi (a meno
che non fosse di natura eccezionalmente cattiva) non dovrebbe tenere in
conto di suoi figliuoli voi, giovani di vent’anni, che in confronto suo
siete tanti ragazzi, voi che gli ricordate i giorni più belli della sua
giovinezza, le più care emozioni della sua vita soldatesca, quei giorni
spensierati ed allegri ch’egli rimpiange pur sempre, e che vorrebbe
forse rivivere anche a prezzo delle sue spalline e dei suoi quattro
galloni? Ma non capite che voialtri comprendete tutto in voi stessi, e
significate tutto per lui: il suo passato, la sua famiglia, il suo
orgoglio, la sua vita? Gli è perchè non vi viene a stringere la mano uno
per uno che voi supponete ch’egli non vi voglia bene? Voi sapete pure
che non lo può fare perchè i più di voi abuserebbero di quella
famigliarità, ed è giusta la sentenza che dice: — Da’ la mano al soldato
ed egli si piglierà il braccio. — Ma andate un po’ da un colonnello a
parlargli male dei suoi soldati! Guardateli un po’ bene negli occhi
questi comandanti di corpo quando si congedano dai loro reggimenti!
Andateli un po’ a cercare quando sono in ritiro