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168 ai coscritti.

d’amicizia saranno sempre quelli della caserma; che il viso di cui ricorderai più lungamente la fisonomia sarà quello del tuo vicino di letto; che i motti, gli scherzi, i consigli, gli atti garbati, i servizii amichevoli, le testimonianze e le prove di affetto e di fedeltà che porterai per maggior tempo nel cuore saranno quelli dei tuoi compagni di squadra; che fra i servigi di cui conserverai più viva e durevole la gratitudine sarà quello d’un sorso d’acqua datoti da un camerata in un’ardente giornata di luglio dopo molti chilometri di cammino, o una visita ch’egli t’abbia fatto all’ospedale quand’eri malato, o una lira ch’egli ti abbia prestata in una tua occasione di bisogno. Credi, coscritto, a quest’affetto, che è quanto di più bello e di più nobile ha la vita del soldato. È un affetto che non si dimostra colle carezze e colle tenere parole; è un affetto chiuso e ruvido; ma profondo, ma schietto, ma tale che tu ci puoi confidare sempre e con sicurezza intera. Hai tu mai veduto due soldati della stessa compagnia che s’incontrano e si riconoscono dopo molti anni che hanno finito il servizio, quando son tutti e due padri di famiglia, mutati di viso, di panni e di costumi? Se tu gli hai veduti, e se il loro grido di sorpresa, la loro gioia, il subito illuminarsi del loro volto e l’impeto affettuoso con cui si sono gettati l’uno nelle braccia dell’altro non t’ha fatto dire: — Io li invidio — allora tu hai il petto vuoto come un tamburo. Ma no, tu avrai goduto della loro gioia, e sinceramente ammirato l’intima corrispondenza dei loro cuori, e detto a te stesso: — Quando sarò soldato, sarà codesto uno dei miei più cari conforti.


Un altro dei tuoi conforti, sarà la memoria affettuosa della tua famiglia. L’amore della patria e della bandiera non è veramente schietto e gagliardo se non quando germoglia dall’affetto della famiglia, che di tutti gli affetti è l’origine e l’alimento. L’amor di patria