Pagina:De Amicis - Ricordi del 1870-71.djvu/16

2 un addio a firenze.


Una di queste sere, poco prima del tramonto, prese la via di porta a Pinti, solo soletto, come un pellegrino, e tirò innanzi a capo basso, almanaccando. La strada era deserta. Egli, che vi era passato molte volte nei giorni di festa, quando vanno e vengono tante famigliuole di operai, e brigatelle di giovani, e coppie d’innamorati, e villeggianti, e carrozze, quella sera, non vedendo anima viva, si sentiva prender dalla malinconia. Andava su a passo lento, si fermava dinanzi ai cancelli chiusi delle ville, dinanzi alle chiesuole, ai tabernacoli, ai muri scarabocchiati col carbone; girava tratto tratto uno sguardo sulla campagna dai punti più alti; per tutto era quiete e silenzio. Incontrò qualche povero, inciampò in una vecchia addormentata sullo scalino di una porta, arrivò a San Domenico, e su, per la strada più corta.

Per tutta la salita non si voltò mai a guardar Firenze. Non voleva sciuparsi l’effetto del colpo d’occhio più bello da godersi lassù, dinanzi al convento. — Poichè è l’ultima volta che la vedo, — pensava, — la voglio veder bene, tutt’a un tratto, come al cader di un velo. E faceva tra sè quei ragionamenti fanciulleschi che si fanno in tali occasioni, quasi per darsi un’illusione di sorpresa: Cosa si vede di lassù? Che città c’è nel piano? Dove sono? Dove vado?

Arrivato in cima, accanto al muricciolo, prese fiato, e poi si voltò tutto a un tratto verso Firenze.

Lo spettacolo quel giorno era più stupendo che mai. Il cielo lucido e quieto di una pace allegra; una striscia di nuvole color d’arancio all’orizzonte; il resto puro; le cime delle colline lontane pareva che fendessero l’azzurro; una freschezza primaverile spirava nell’aria. Sotto, tutto quel saliscendi di poggi e di vallette, simile a un solo immenso prato depresso qua e là, lievemente, come dal premere d’una mano carezzevole, mossa da una fantasia capricciosa; tutto un verde leggiero, variato sui punti eminenti dal