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dell’istruzione delle donne. 145

“Sì, sì, ha della disposizione. Quando è in vena, vede, si mette a tavolino e tira giù delle lettere di otto pagine, tutte d’un fiato, senza fermarsi un momento. Ma bisogna che sia in vena. E scrive anche in buon stile.”

“Mamma!” interruppe il figlio vergognandosi.

“Oh! ha ingegno anche lui. Peccato che lei non si fermi qui un po’ di più, che avrebbero tempo a conoscersi e studiare insieme.... e farsi vedere i lavori.... perchè tante volte, dicono, col confronto...”

“Ma no, mamma!” esclamò il figliuolo impazientito. “Ma cosa dici? Qui.... il signore.... è uno scrittore.”

Io ero annientato.

“Ma è quello che dico,” rispose risentitamente la signora; “appunto perchè scrive, ti potrebbe aiutare. Non ti dico mica che tu ne sappia più di lui; ma quattr’occhi, come suol dirsi, vedono meglio di due, e facendo i vostri lavori insieme, mi pare, posso ingannarmi, ma mi pare che riuscirebbero anche meglio. L’emulazione...”

Comparve la padrona di casa: un viso di buona donna. Mi venne incontro porgendomi tutt’e due le mani e sorridendo amichevolmente; mi balenò un raggio di speranza; mi volsi a lei come al mio salvatore.

“Oh ben arrivato!” esclamò con voce carezzevole, “sono tanto contenta di far la sua conoscenza, sono molto amica di sua madre, ho sentito spesso parlar di lei....”

Ripresi fiato.

“Ho sentito che è un così bravo scienziato....”

Dio eterno! — io pensai — cos’ha capito costei? Addio speranza!

“Venga, venga con me, lo voglio presentare alle mie amiche.”

E presomi per mano, mi condusse in un altr’angolo dov’erano tre signore, sedute in fila, tutt’e tre stecchite, serie, mute, che parevano statue. Due erano giovani, ma poco piacenti.