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vi | ai giovani italiani. |
far l’ufficio d’un testimonio oculare di quei fatti, a cui si domandasse: — Che cos’hai veduto? che cos’hai sentito? che cos’hai pensato? —
Agli scritti risguardanti quegli avvenimenti, n’aggiunsi altri, i quali, senza alterare l’indole del libro, mi pare che gli accrescano varietà ed efficacia; scritti a cui diedero occasione fatti occorsi a me, o uditi narrare in questi due anni; di modo che tutto ciò che è contenuto nel libro, — dove se ne tolga la Battaglia di Solferino e San Martino, posta quasi come necessaria premessa alla descrizione della festa degli Ossari, — tutto è stato veramente pensato, sentito o veduto nel tratto di tempo accennato dal titolo. Trattandosi di fatti recentissimi, non ho creduto di dover disporre gli scritti per ordine cronologico, e mi attenni invece a quello che mi parve più atto ad agevolarne la lettura.
È un libro in cui si parla di patria, di guerra, di studi, e se ne parla con ardore e fede giovanile; però lo dedico ai giovani, colla speranza che lo leggeranno non senza giovamento; in varia forma, esso non dice al lettore che una cosa: — Ama il tuo paese e lavora.