Pagina:De Amicis - Ricordi del 1870-71.djvu/109


alla francia. 95

vecchi generali, e li abbiamo sentiti vilipendere. Ci toccherà forse assistere all’ecatombe di codesto immortale esercito, forse veder Parigi stretta dai nemici ad una difesa disperata, forse rinnovare tra le sue mura le prepotenze e gli oltraggi dell’invasione straniera. Per noi che amiamo la Francia saranno dolori veri e profondi; e li dovremo divorare in silenzio, tra i sorrisi di coloro che affrettano oggi col desiderio tutte codeste sciagure.

Ma l’affetto che nutrivamo per la Francia gloriosa, possente e temuta, per il suo esercito prediletto dalla vittoria, per il suo popolo ardente d’entusiasmo e di fede, quell’affetto lo conserveremo vivo sempre ed immutabile per la Francia caduta, per la Francia sventurata, ferita nel cuore e coll’alloro di regina dei popoli inaridito sulla fronte sanguinosa; lo conserveremo per i suoi soldati sparsi nelle città e nelle campagne, intorno ai focolari domestici, a destare col racconto dei dolori patiti le lacrime materne e la pietà dei congiunti; lo conserveremo per il popolo francese scorato, oppresso, diradato dalle prime battaglie e dalle ultime resistenze della disperazione. Allora sì che il sentimento della gratitudine ci si farà profondo nel cuore, e diventerà un culto. Allora ci stringeremo con più caldo entusiasmo a quella Francia che non cade mai, alla Francia che palpita nelle pagine dei suoi grandi scrittori e dei suoi grandi poeti, ed in loro onoreremo il suo nome e risaluteremo la sua gloria. E basterà a confortarci la coscienza di avere amato e onorato quel grande popolo, amatolo vincitore, onoratolo vinto, senza ipocrisia, senza interesse, col cuore di fratelli, sempre.