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arzilla | 479 |
Il soldato moro accorse.
— Giù una trombonata! — gli gridò il cuoco fremente.
— Un momento; — io dissi; — prima d’ammazzar loro, vediamo se vogliono veramente ammazzar noi.
Li guardai attentamente; s’avanzavano di trotto; eran dieci, parte vestiti di color oscuro, parte di bianco; mi parve che nessuno avesse il fucile; il capo era un vecchio colla barba bianca; mi rassicurai.
— Formiamo il quadrato! — gridò il cuoco.
— Non c’è bisogno — risposi. Il vecchio della barba bianca s’era scoperto il capo e si dirigeva verso di me colla berretta in mano.
Era un Israelita.
A dieci passi, si fermò col suo seguito, ch’era composto di altri quattro Israeliti e di cinque servi arabi, e fece cenno di volermi parlare.
— Hable Usted, risposi.
— Sono il tale dei tali, — disse in spagnuolo, con una voce dolce inchinandosi in atteggiamento di profondo rispetto; — agente consolare d’Italia e di tutti gli altri stati d’Europa nella città d’Arzilla. Ho l’onore di essere al cospetto di sua eccellenza l’Ambasciatore d’Italia, reduce da Fez, partito questa mattina da Laracce e diretto a Tangeri?
Caddi dalle nuvole.