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sul sebù 465

e di mule cariche di doni preziosi; ma per far questi doni, dovendo spendere gran parte delle proprie ricchezze, ne segue che la sua salvezza non riesce meno funesta alla provincia governata da lui, di quello che riuscirebbe il suo ritorno dalla prigionia, quando fosse stato spogliato a forza dei suoi tesori. Qualcuno, anche, muore in carcere o sotto il bastone, ma non rivela, per lasciare il tesoro alla famiglia; che sa dov’è e lo scoverà a tempo opportuno; ed altri muoiono perchè non hanno nulla da rivelare. Ma son rari, perchè è uso comune nel Marocco di nascondere le ricchezze, e si sa che i mori sono meravigliosi maestri in quest’arte. Si parla di tesori murati sotto la soglia della porta di casa, nei pilastri dei cortili, negli scalini, nelle finestre; di case demolite dalle fondamenta, pietra per pietra, senza che vi si trovasse un tesoro che pure c’era; di schiavi uccisi e sepolti segretamente, dopo aver aiutato il padrone a nascondere; e il volgo mescola a queste verità dolorose ed orribili, le sue amene leggende di spiriti e di prodigi.


Il Governatore el-Abbassi ci accompagnò, verso sera, fino all’accampamento, ch’era a due ore di cammino dalla sua casa, in un prato pieno di fiori e di tartarughe, tra il fiume Dà, che si divide là presso in un gran numero di