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prima che il caid e Sid-Alì, rimasti illesi, rinvengano dallo sbalordimento, un uomo, una furia, un demonio, Arusi insomma precipita dalla collina, afferra Rahmana, se la mette in sella e fugge a briglia sciolta verso la foresta di Mamora.

Il caid e Sid-Alì, uomini risoluti, invece di abbandonarsi ad una vana disperazione, fecero giuramento solenne di non radersi più la testa prima d’essersi spaventosamente vendicati. Domandarono e ottennero soldati dal Sultano, e cominciarono a dar la caccia ad Arusi, che s’era rifugiato colla sua banda nella grande foresta di Mamora. Fu una guerra faticosissima, tutta colpi di mano, imboscate, assalti notturni, astuzie, combattimenti feroci, che durò più d’un anno, e ridusse a poco a poco la banda nel centro della foresta. La banda era accerchiata e il cerchio si stringeva si stringeva. Molti dei seguaci di Arusi eran già morti di fame, molti fuggiti, molti stati uccisi in combattimento. Il caid e Alì, vicini a raggiungere la meta, s’inferocivano sempre più, non chiudevan più occhio nè notte nè giorno, non respiravano più che la vendetta. Ma d’Arusi e di Rahmana non si sapeva più nulla. Chi diceva che fossero morti di stento, chi riteneva che fossero fuggiti, chi credeva che il bandito avesse ucciso la sposa e sè stesso. E Sid-Alì e il caid co-