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Ieri siamo stati a pranzo dal Gran Visir Taib Ben Iamani, soprannominato Boascerin, che significa, secondo alcuni, vincitore al gioco della palla, e secondo altri, padre di venti figli: gran vizir, però, non d’altro che di titolo, per aver occupato quella carica suo padre sotto il regno del precedente Sultano.
Il messo latore dell’invito fu ricevuto dall’Ambasciatore in nostra presenza.
— Il Gran Vizir Taib Ben Iamani Boascerin, — disse con molta gravità, — prega l’Ambasciatore d’Italia e il suo seguito di voler pranzare oggi in casa sua.
L’Ambasciatore ringraziò.
— Il Gran Vizir Taib Ben Iamani Boascerin, — continuò colla stessa gravità — prega pure l’Ambasciatore e il suo seguito di portar le forchette e i coltelli e di condurre con sè i loro servi per farsi servire a tavola.
Andammo verso sera, tutti in giubba e cravatta bianca, a cavallo, col solito seguito armato. Non ricordo in che parte della città si trovi la casa, tanti sono i giri e le svolte, le salite e le discese che si fecero per stradicciuole coperte, uggiose, sinistre, badando ogni