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giorni, va a morire in un santuario; Mulei Soliman, che distrugge la pirateria e ostenta amicizia all’Europa, ma con arte astuta segrega il Marocco da tutti gli Stati civili, e si fa portare ai piedi del trono la testa degli ebrei rinnegati a cui è sfuggita una parola di rammarico sulla loro abjura forzata; Abd-er-Rhaman, il vinto d’Isly, che fa calcinar vivi i congiurati nelle mura di Fez; e infine Sidi-Mohammed, il vinto di Tetuan, che per inculcare nei suoi popoli il rispetto e la devozione, fa portare per i duar e per le città le teste dei suoi nemici confitte nei fucili dei suoi soldati. Nè son queste le maggiori calamità che affliggono l’Impero sotto la sciagurata dinastia dei Fileli. Sono guerre colla Spagna, il Portogallo, l’Olanda, l’Inghilterra, la Francia, i Turchi d’Algeri; insurrezioni feroci di berberi, spedizioni disastrose nel Sudan, rivolte di tribù fanatiche, ammutinamenti delle guardie nere, persecuzioni di cristiani; guerre accanite di successione tra padre e figlio, tra zii e nipoti, tra fratelli e fratelli; l’Impero a volta a volta smembrato e ricomposto; Sultani cinque volte scoronati e cinque volte rimessi in trono; vendette snaturate tra principi consanguinei, gelosie di donne e delitti orrendi, e miseria immensa, e decadenza precipitosa alla barbarie antica; e in ogni tempo questo principio trionfante: che