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di certo che quando scoppiasse una grande rivolta, egli sarebbe il primo a saltare a cavallo e a slanciarsi colla spada nel pugno contro i ribelli. Ma con che garbo dicevan queste cose! Che bei sorrisi e che bei movimenti! Che peccato non intendere il loro linguaggio tutto figure e colori, e non poter leggere e frugare a nostro bell’agio dentro quell’ingenua ignoranza!

Dopo due ore ricomparvero l’Ambasciatore, Sid-Mussa, il gran sceriffo e tutti gli ufficiali; ci fu uno scambio interminabile di strette di mano, di sorrisi, d’inchini, di saluti, di cerimonie, che pareva si ballasse una contraddanza; e finalmente, passando fra due lunghe ali di servi attoniti, s’uscì. Uscendo, vedemmo all’inferriata d’una grande finestra a terreno una decina di visi di donne, nere, bianche e mulatte, indiademate e scarmigliate; le quali, appena apparimmo, scomparvero facendo un gran rumore di pantofole e di sottane sbattute.


Fin dal primo giorno del viaggio, il Sultano Mulei-el-Hassen era, come ognuno può immaginare, l’oggetto principale della nostra curiosità. Fu dunque una festa per tutti la sera che l’Ambasciatore ci annunziò il ricevimento solenne per la mattina seguente. In vita mia, non ho mai levato le pieghe alla giubba, nè fatto scat-