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macinano il grano, tessono le rozze stoffe di cui si vestono esse e i loro uomini, fanno le corde delle tende con fibre di palma nana, mandano da mangiare ai mariti, e preparano il cuscussù per la sera. Il cuscussù è mescolato con fave, zucche, cipolle e altri erbaggi; qualchevolta inzuccherato, pepato e condito con sugo di carne; nei giorni di scialo, mangiato con carne. Tornati gli uomini, cenano e per lo più, al tramonto del sole, vanno a dormire. Qualche volta, dopo cena, un vecchio racconta una storia in mezzo a una corona di parenti. Durante la notte il duar rimane immerso nel silenzio e nelle tenebre: solo qualche famiglia tiene davanti alla tenda un lumicino acceso, che serve di richiamo ai viaggiatori smarriti. — Il vestire degli uomini e delle donne non è che una camicia di tela di cotone, una cappa e un caic grossolano. Le cappe e i caic non li lavano che tre o quattro volte l’anno, in occasione delle feste solenni, per cui son quasi sempre del colore della loro pelle o più neri. La pulizia del corpo è più curata, poichè senza far le abluzioni prescritte dal Corano, non potrebbero pregare. Le donne per di più si lavano ogni mattina tutta la persona, nascondendosi sotto il treppiedi coperto col caic. Ma lavorando come fanno, e dormendo come dormono, son sempre sudici a un modo, benchè