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provocatore della guerra? In qual angolo del campo il re
Sebastiano aveva ricevuto il colpo di fucile e i due fendenti di
scimitarra, che uccidevano con lui l’indipendenza del Portogallo e le
ultime speranze del Camoens? E dov’era la lettiga del Sultano Moluk,
quand’egli spirò in mezzo ai suoi ufficiali mettendosi il dito sulla
bocca? Mentre stavamo su questi pensieri, la scorta ci guardava di
lontano, immobile in mezzo a quella pianura famosa, come un manipolo di
cavalieri di Mulei-Hamed risuscitati da terra al rumore del nostro
passaggio. Eppure non uno forse di quei soldati sapeva che quello era il
campo della battaglia dei tre Re, gloria dei loro padri; e quando ci
mettemmo in cammino con loro, guardavano ancora qua e là con occhio
curioso, come per cercare se in quell’erbe e in quei fiori ci fosse
qualcosa di strano che spiegasse la nostra fermata.
Si passò il Mkhacem e l’Uarrur, — due piccoli affluenti del Kus, o Lukkos, il Lixos degli antichi, che dalle montagne del Rif, dove nasce, si va a gettare nell’Atlantico a Laracce; — e si continuò a camminare verso Alkazar a traverso a una serie di colline aride, non incontrando che di mezz’ora in mezz’ora qualche arabo e qualche cammello.
Finalmente, pensavamo strada facendo, s’ar-