bri, le oftalmie, la tigna, l’elefantiasi, l’idropisia: ma la più comune è la sifilide, trasmessa di generazione in generazione, alterata, che si produce in forme strane ed orrende, di cui tribù intere sono infette e migliaia di sventurati muoiono; e ne morirebbero assai più se non fosse la sobrietà estrema di nutrimento a cui la maggior parte son costretti dalla miseria e dal clima. Medici europei non ce ne sono che nelle città della costa; nella stessa Fez non v’è altro che qualche ciarlatano rinnegato, fuggito d’Algeria o dai presidii spagnoli. Quando l’Imperatore o un ministro o un ricco Moro s’ammala, manda e chiamare un medico europeo in una città della costa. Ma non mandano che quando son ridotti agli estremi, trascurano per anni ed anni le malattie, e il più delle volte il medico non arriva che per assistere alla morte. Nei medici europei hanno gran fede; la vista dei medicinali, delle preparazioni chimiche, degli strumenti chirurgici dà loro un concetto immenso del potere della scienza; se ne ripromettono prodigi; pigliano le prime medicine e seguono le prime prescrizioni colla docilità e l’allegrezza di gente sicura d’una guarigione immediata. Ma se la guarigione non è immediata, perdono ogni fede, interrompono la cura e ricorrono ai ciarlatani. Una cosa, sopra tutte, domandano vecchi e giovani, ricchi e poveri, ai me-