Pagina:De Amicis - Marocco.djvu/147


tleta de reissana 137


dalle alture, si raggruppavano, si disperdevano, formavano e disfacevano rapidamente ogni sorta di combinazioni di colori, che abbagliavan gli occhi come lo sventolìo di una miriade di bandiere. Tutta questa gente, questo movimento vertiginoso, questo strepito, scoppiato inaspettatamente, all’apparire del sole, in quella gola angusta dove lo spettacolo si presentava tutto insieme allo sguardo come dentro a un anfiteatro, ci colpì d’un tale stupore che per un pezzo nessuno aprì bocca, e le prime parole furono poi un’esclamazione unanime e calorosa: — È bello! È bello! È bello!

A poca distanza dall’uscita della gola l’Ambasciatore si fermò, e tutti scendemmo a terra per riposarci all’ombra d’un gruppo d’olivi.

La scorta della provincia di Laracce continuò le sue cariche e i suoi fuochi davanti a noi.

Il convoglio dei bagagli seguitò la sua strada verso il luogo fissato per l’accampamento.

Eravamo arrivati alla Cuba di Sidi-Liamani.

Nel Marocco si chiama Cuba, che significa cupola, una piccola cappella quadrata, coperta d’una cupola semisferica, nella quale è seppellito un santo. Queste Cube, frequentissime particolarmente nel mezzogiorno dell’Impero, poste la maggior parte in luoghi eminenti presso