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agli angoli delle case, immobili e cogli occhi fissi, come le popolazioni pietrificate delle loro leggende. L’andatura, gli atteggiamenti, il modo di guardare, tutto è novo per noi; tutto rivela un ordine di sentimenti e d’abitudini affatto diverso dal nostro; una tutt’altra maniera di considerare il tempo e la vita. Quella gente non pare punto preoccupata delle sue faccende, nè del luogo dove si trova, nè di quello che accade intorno ad essa. Tutti hanno nell’espressione del viso qualchecosa di vago e di profondo, come di chi sia dominato da un’idea fissa, o pensi a luoghi e a tempi molto lontani, o sogni ad occhi aperti. Appena entrato nella folla, mi ferì un odore particolare, che non avevo mai sentito in mezzo alla gente in Europa; non so di che, ma punto gradevole, e nondimeno cominciai ad aspirarlo con una viva curiosità, come se mi dovesse spiegare qualche cosa. Andando innanzi, quella folla, che da lontano m’era parsa uniforme, mi presentava mille varietà. Mi passavano accanto faccie bianche, nere, giallastre, bronzine; teste ornate di lunghissime ciocche di capelli e cranii rapati e lucidi come palle metalliche; uomini secchi come mummie; vecchi d’una vecchiezza orrenda; donne col viso e tutta la persona ravvolta in un mucchio informe di cenci; bimbi con lunghe trecce; visi di sultani, di selvaggi, di