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had-el-garbìa 129


A pochi passi di là, c’era la tenda del comandante della scorta; un po’ più oltre quella del suo primo ufficiale; e più lontano quella del capo dei cavalieri d’Had-el-Garbia.

Queste due erano chiuse; la prima era aperta e vuota.

Nell’atto che ci guardavo dentro, sentii alle mie spalle un passo furtivo, e quasi nello stesso punto una mano di ferro mi afferrò per un braccio. Mi voltai: mi vidi in faccia il generale mulatto.

Appena mi vide, ritirò la mano, dando in una risata, e disse in tuono di scusa: — Salamu alikum, salamu alikum! — (La pace sia con voi! la pace sia con voi!)

M’aveva preso per un ladro.

Gli strinsi la mano in segno di riconoscenza e mi rimisi in cammino.

Fatti pochi passi, mi parve di vedere a una certa distanza dalle tende un uomo incappato, seduto in terra, col fucile in mano. Mi venne in mente che fosse una sentinella. Guardai intorno, e vidi infatti che a una cinquantina di passi da quella, ve n’era un’altra, e poi una terza: una catena di sentinelle tutt’intorno all’accampamento. Seppi poi che quella vigilanza non era fatta per timore dell’assalto d’una banda d’assassini; ma per guardare le tende dai ladri della campagna, abilissimi in quel