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had-el-garbìa 121


sperava, coi buoni uffici dell’ambasciatore, di farsi pagare. Aveva portato con sè la sua tenda, i servi, le mule. I suoi occhi lasciavan capire che, se avesse potuto, avrebbe portato anche le sue donne; ma su quest’argomento serbava il più rigoroso silenzio. Le donne di cui parlava, raccontando le sue avventure, erano europee. L’arèm era anche per lui una cosa sacra. Arrischiai, con parole vaghe, una domanda: mi guardò, sorrise pudicamente e non rispose.


Dopo desinare, soddisfeci un desiderio vivissimo che avevo già fin prima della partenza da Tangeri; feci un’escursione notturna per l’accampamento.

Fu uno dei più bei divertimenti ch’io abbia avuti nel viaggio.

Aspettai che tutti fossero entrati nelle tende; mi ravvolsi in una cappa bianca del comandante ed uscii in cerca d’avventure.

Il cielo era tutto stellato; le lanterne, fuor che quella appesa in cima all’asta della bandiera, erano spente; in tutto l’accampamento regnava un silenzio profondo.

Adagio adagio, cercando di non inciampare nelle cordicelle delle tende, voltai a sinistra.

Fatti dieci passi, un suono inaspettato mi ferì l’orecchio. Mi arrestai. Mi parve un suono