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non faceva che esclamare: — Oh che paese! Oh che paese!

Gli domandai se prima di partire da Torino, non gliel’avevan detto che paese fosse il Marocco, che città fosse Tangeri. Mi rispose di sì. Gli avevan detto: — Badate, Tangeri non è Torino. — Non sarà come Torino — egli aveva pensato —; pazienza! Sarà come Genova, come Alessandria, via! — E invece s’era ritrovato in una città di quella fatta! N mes ai sarvaj!1 E gli avevan messo ad aiutarlo due arabi che non capivano una parola di piemontese! O mi povr’om! E oltre a questo bisognava fare un viaggio di due mesi a traverso i deserti dell’Egitto! Egli prevedeva che non ne sarebbe tornato vivo.

— Ma almeno — gli dissi — quando tornerete a Torino, avrete qualche cosa da raccontare.

— Ah! — rispose con accento malinconico, andandosene via — che cosa si può raccontare d’un paese dove non si trovano due foglie d’insalata!


Fatta colezione, l’Ambasciatore diede ordine di levare l’accampamento.

Durante quella lunga operazione, alla quale

  1. In mezzo ai selvaggi.