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il figlio del reggimento. |
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meno profondo. Coscritti, appena arrivati al corpo, o pur anco
vecchi soldati, appena giunti in una città sconosciuta,
dove li cercano, dove li trovano i loro primi
amici, i loro primi conforti, i loro primi diletti? In
quello sciame di monellucci che scorrazzano intorno ai
tamburini quando il reggimento va in piazza d’armi.
Da loro i primi sorrisi, le prime strette di mano; con
loro i primi convegni, i primi colloqui confidenti e geniali,
le prime passeggiate solitarie in campagna, i primi
sfoghi di rancore contro i superiori prepotenti, e i primi
lamenti sulle durezze della disciplina, e da loro le prime
parole di conforto e le prime consolazioni. Si fanno scrivere
e leggere le lettere di casa da loro, e raccontare
tutte le particolarità più insignificanti della vita di famiglia,
e le ascoltano con gran piacere, e tal volta con una
certa tenerezza melanconica, perchè, lontani, come
e’ sono, dai proprii parenti, quei discorsi ravvivano nel
loro cuore un cotal sentimento, direi quasi, di casa, un
sentimento delicato, soave, quale non si prova sempre
nelle rumorose camerate della caserma. Per mezzo di
quei fanciulli, essi a poco a poco stringono amicizia col
portinaio, e per mezzo di questi riescono in breve tempo
ad allargar la rete delle relazioni amichevoli, così che, a
un bisogno, sanno a cui ricorrere, e, in ogni caso, con
chi scambiare due chiacchiere alla buona, tanto più se
fra le loro amiche vi sia qualche buona donna che abbia
un figliuolo soldato. Quindi, nel loro cuore, alla simpatia
e all’affetto pei fanciulli s’aggiunge la gratitudine; e
per mezzo loro, anche i loro piccoli amici stringon nuove
amicizie; a poco a poco in quella tal compagnia, in quel
tal battaglione non v’ha più per essi una faccia ignota
o indifferente, e il loro affetto, cessato il primo bollore
dell’entusiasmo, mette radici profonde e tenaci. E
quando il reggimento se ne va.... io l’ho provato; quando