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il figlio del reggimento. 83

un ufficiale colla sciabola sguainata, tanto più se la sia uscita poco prima dalle mani dell’arrotino. E di fatti, quando si facevano ballar le marionette e s’improvvisavano le commedie, ci poteva ben essere sul palco scenico una lotta accanita di dieci individui armati, potevano ben esserci anco dei principi e dei re a fare il chiasso colla spada in pugno; ma al solo apparire di due soldati collo schioppo a tracolla, tutte le altre teste di legno mettevan giudizio ad un tratto, e si quetavano, e qualche volta anche i re, sì signori, anche le corone s’inchinavano dinanzi ai cheppì. E quando la sera, a ora tarda, sentivamo tutto ad un tratto giù nella strada, presso alla porta d’una osteria, un gridìo confuso di voci irate e minacciose, e un risuonare di bestemmie, di pugni e di bastonate, e un pianger di donne e di bambini, e affacciatici alla finestra e vedute luccicar delle daghe, capivamo che s’era impegnata una rissa fra soldati e operai, non abbiamo noi sempre fatto voto che questi ne buscassero di molte, e quelli ne uscissero immuni? E se accadeva il contrario, oh che stizza, che rodimento! Quanto ad autorità poi, i fanciulli non ne suppongono alcuna al di sopra del colonnello o del generale comandante il presidio della città. È ben naturale. Una volta, non mi ricordo in occasione di che festa cittadina, mentre passavano per la via l’intendente e un luogotenente-colonnello dei bersaglieri con un lungo codazzo di impiegati e di ufficiali d’ogni grado, mio fratello che conosceva il mio debole e voleva pungermi sul vivo: — Guarda — mi disse indicandomi l’intendente — quell’uomo là vestito di nero comanda assai più dell’altro che ha tutto quell’oro addosso. — Chè! — io risposi scotendo sgarbatamente una spalla, — non è vero, è impossibile. —

E questo vivissimo affetto dei fanciulli è ricambiato dai soldati con un affetto meno entusiastico, ma non