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la madre. 73

sentirsi entrare fra il braccio e la vita un braccio tremante, e colla mano manca, sempre tenendo gli occhi attonitamente immoti, andava tastando l’aria verso destra, all’altezza del fianco, in cerca della mano di sua madre.

Poi ritornava in sè; il pensiero che indi a pochi minuti avrebbe abbracciato sua madre gli ritornava limpido nella mente, e ne sentiva, come per la prima volta, tutta la dolcezza; gli occhi gli si animavano, le labbra gli fremevano, tutti i tratti del viso gli si tramutavano dalla gioja. Un lieve sorriso, poi un sorriso aperto, poi gli veniva su un singhiozzo di riso convulso, il petto e le spalle gli si andavano alzando e abbassando come per l’affanno di una corsa; un altro singhiozzo, un altro più forte, un altro ancora, uno scoppio di pianto, e si lasciava cadere sul letto colla faccia nelle mani e soffocava contro le coltri quel misto violento di pianto e di riso, scrollando ancora la testa come se dicesse: — Povera mamma! —

— Diventi imbecille? — urlò un caporale attraversando il camerone e soffermandosi sulla soglia della porta per cui doveva uscire.

Il soldato si scosse, si rizzò in piedi, si voltò e lo guardò cogli occhi molli di lagrime e la bocca aperta a un sorriso; non aveva capito. Il caporale sparì mormorando: — Che stupido! —

Rimasto solo, stette un minuto sopra pensiero; quindi, come spinto dal sorgere improvviso d’un’idea, afferrò lo zaino appoggiato sull’asse del pane, lo trasse giù sul letto, lo aperse dopo aver gingillato un pezzo colle dita tremanti intorno alle fibbie delle cigne, vi frugò dentro in furia con ambe le mani e ne trasse frettolosamente spazzole, pettini, scatolette, cencerelli; ordinò tutte queste cose sulla coperta; afferrò una spazzola, appoggiò il piede sull’estremità d’un’asse del letto, si chinò e cominciò a lustrare a tutta forza le