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72 | la madre. |
un’altra volta, e un’altra volta si lanciava verso la finestra, e, giuntovi presso, si fermava ad un tratto e le volgeva le spalle: — no — dicendo a sè stesso — non devi guardare. E batteva col piede il pavimento come per ripetere: — no. — Ma sorrideva, e quel sorriso voleva dire: Eh, non ci riesco! E difatti, dopo un istante, si riaffacciava alla finestra e guardava: — nessuno.
Ritornava accanto al letto e studiava un modo di ingannare il tempo. Piegava un braccio coll’indice teso contro il mento, sorreggeva il gomito di quel braccio colla palma dell’altro, e, figgendo gli occhi sul letto e appoggiando sulla sponda un ginocchio, correva colla mente a casa, vedeva sua madre fare un involto di camicie e di fazzoletti per portarlo a lui, la vedeva pigliar comiato dai suoi, mettersi in strada; l’accompagnava cogli occhi della mente lungo la via, quella via così lunga! sotto la sferza del sole, in mezzo ai nuvoli di polvere sollevati dai carri e dalle carrozze trascorrenti rapidamente. Quei carri, ei li vedeva rasentare le gonnelle della povera donna, toccarle, scoterle; ella, vecchia e stanca e mal ferma sulle gambe, non faceva in tempo a scansarli, quei carri; ecco, uno ne sopraggiunge di gran corsa, le è vicino, sta per urtarla. — Ah! scansati — esclamava a fior di labbra il figliuolo, facendo, senza addarsene, un cenno della mano come per afferrarla pel braccio e trarla da un lato. E le indicava col dito i paracarri da evitare, e i punti della via ingombri di pietre e i tratti sdrucciolevoli delle sponde; e, dopo molto andare e andare, gli pareva di vedere la povera vecchia camminar vacillando, curva sotto il peso dell’involto, stremata di forze, assetata, ed ei se ne struggeva in cuore e ne gemeva e andava dicendo fra sè: — Oh, povera donna, dammelo a me quell’involto; lascia che io te lo porti; dammi il braccio. — E scostava il gomito destro e gli pareva di