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una sassata. 59

Le fatiche gli diventeranno insopportabili, i pericoli gli faranno paura, la virtù del sacrifizio troverà il suo cuore chiuso e ghiacciato, e allora.... allora pensate che in quest’esercito avete i vostri fratelli, i vostri amici, che domani ci sarete forse voi stessi, che un giorno ci manderete i vostri figliuoli.... Basta così; alzati, sciagurato. —

Il prigioniero era caduto ai piedi dell’uffiziale.

— Bravo! Sicuro! Giustissimo! — esclamò con voce commossa la gente che era sulla soglia, e a poco a poco entrò nella stanza.

— Alzati! — ripetè l’uffiziale. Quegli si alzò. — Scusi, signor tenente — disse uno della folla facendosi innanzi e ponendosi una mano sul petto; — quest’uomo deve domandar perdono al soldato che ha ferito. — Tutti approvarono.

L’uffiziale interrogò collo sguardo il soldato; questi scrollò una spalla. La gente insistè; l’uffiziale e il soldato dissero un’altra volta di no. La folla, più vivamente commossa dalla generosità di entrambi, ripetè con molto calore le sue istanze. Allora il prigioniero si prostrò spontaneamente ai piedi del soldato. Metteva pietà: era tutto stravolto e tremante; ansava forte colla faccia nascosta nelle mani e tentava e non poteva profferire quella parola, che più che dal volere degli astanti, gli era forse imposta dal cuore. Il soldato lo guardò un istante in aria di compassione.

— Perdonagli! — gli disse l’uffiziale.

— Per me, — rispose il soldato con un accento che volea parer noncurante e non l’era, — per me.... gli ho già bell’e perdonato.

— Bravo! — dissero ad una voce i soldati, i cittadini e l’uffiziale.

Intanto questi aveva acceso un sigaro alla lanterna e lo teneva fra le dita. Il prigioniero uscì, scortato