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una sassata. 53

Peggio dei croati! Vergogna, percuotere un ragazzo inerme! —

E i monelli, imbaldanziti dall’ira della turba e dalla sicurezza dell’impunità, andavan proprio a cacciar la testa tra soldato e soldato, bisbigliando con voce rauca e invelenita: — Brutto soldato — Prepotente — Birro — Mangia-pane a tradimento — Aguzzino — Crepa, crepa. —

E la turba intorno: — Vergogna! Percuotere un ragazzo inerme! —

— Vigliacchi! — diceva intanto fra sè e sè il povero soldato mordendosi or l’uno or l’altro labbro in modo che il sangue ne schizzava fuori: — Vigliacchi! Un ragazzo inerme! Ma non sapete che ci son delle parole che uccidono? Birro! Croato! A me! A me! Oh! — E si addentava un’altra volta la mano scrollando la testa in atto disperato.

Dopo pochi minuti, sempre seguìto da quella gente, il drappello giungeva nella piazza ed entrava nel suo corpo di guardia: una stanzaccia bassa e squallida, illuminata debolmente da una lanterna. Fu subito mutata la sentinella alla porta del palazzo, a un venti o trenta passi dalla guardia, il drappello che v’era prima se n’andò, e i nuovi arrivati si misero ad assestare gli zaini sui tavolacci e ad appendere le sacche e le borraccie agli uncini.

Giunta a una cinquantina di passi dal corpo di guardia, la gente che tenea dietro al drappello si era fermata e di là andava provocando i soldati con atti e con parole di scherno, a cui essi facevano le viste di non badare. Vedendo che non c’era modo nè verso di suscitare uno scandalo, stavano già per allontanarsi quando uno di loro osservò che il soldato in sentinella era appunto quel tale che poco prima avea percosso il ragazzo nella spalla.