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482 | il più bel giorno della vita. |
lunghi capelli bianchi; e con quella chioma e con quel vestitone che aveva indosso, abbottonato fin sotto il mento e lungo come un mantello, egli pareva una di quelle grandi figure di santi che si vedon dipinte sulle volte delle chiese; era bello e venerabile. Tutti stettero zitti.
— Sentite; — egli disse con un affabile sorriso «un suono di voce dolce e lento; — voialtri soldati avete bevuto alla salute degli sposi; gli amici e i parenti hanno fatto tutti qualche regalo all’uno o all’altra; da me solo essi non hanno ancora avuto niente; è una cosa che non istà bene; voglio fare il mio regalo anch’io; voltatevi tutti da quella parte là. —
E stese il braccio dinanzi a sè, dalla parte opposta al frascato, verso i campi. Tutti si voltarono da quella parte.
— Voi non avete ancora veduto quelle bandiere, non è vero? —
Un lungo tratto del confine del podere era segnato da una fila di bandiere; al di là di quel confine cominciavano i possedimenti del Re.
— Non le avevamo ancora vedute — risposero tutti.
— Ebbene, tutto il terreno che corre di qui a quelle bandiere...
Luisa si appoggiò al braccio di Cesare.
— ... Non è più mio, è di Cesare e di Luisa. — Tutti i commensali proruppero in un grido; Luisa e Cesare restarono senza parola, immobili, cogli occhi pieni di lagrime fissi sul colonnello.
— E adesso beviamo alla vostra salute, miei bravi soldati, miei buoni figliuoli; vi assicuro che in vita mia ho fatto ben pochi brindisi di cuore come questo. Avevo proprio bisogno di stare un po’ in mezzo a voialtri. Ci sono stato tanto tempo, ci ho passata la mia gio-