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470 | il più bel giorno della vita. |
tima e arcana armonia dell’anima. Ecco la porta della chiesa. — Oh! ragazzi, dove andate? Per di qua, — grida la madre. — Sbagliavano; che sanno più essi di questa terra?
Escono.
Qui l’anima si queta, e l’idea della vostra felicità, alla quale dapprima non bastava la mente, si rifrange in mille immagini ridenti che si seguono rapide e distinte, traendovi il core di contento in contento fino al sentimento schietto ed intero di quella gioia onde eravate poc’anzi soverchiati ed oppressi. E prima l’immagine del viso di lei addormentata al vostro fianco, quando voi, contemplandola nel silenzio della notte, le direte col pensiero mille dolcezze, e vi parrà ch’ella dormendo v’intenda, e vi risponda con quel riso sfuggevole che le sfiora le labbra socchiuse: — Ti sogno, angelo. E il primo saluto della mattina, allegro, fanciullesco, soave, temperato a volte da un subito ritorno della timidezza verginale, non tutta vinta ancora dalla consuetudine della vita comune. E i molti giorni in cui, tornando a casa, vi parrà sempre strano ch’ella debba esser là ad aspettarvi, e tremerete quasi di non ritrovarla, e affretterete il passo, e il primo suono della sua voce festosa, e il suo batter di mani, e il rumore di quel passo rapido e leggero che verrà incontro al vostro, vi scenderà nel profondo dell’anima come dopo una lunga lontananza. E quelle fresche e splendide mattinate di primavera, in cui, col risvegliarsi della natura, vi si risveglierà tutto nell’anima l’ardente amore dei primi giorni, e un impeto irresistibile vi spingerà l’un verso l’altro, e nel guardarvi e nel sorridervi risentirete la infinita dolcezza dei primi sguardi e dei primi sorrisi. E quelle ore tristi, quando contemplerete dalla finestra la campagna coperta di neve, o la pioggia lenta ed eguale, e in quel