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il più bel giorno della vita. 457

modo che mi perdettero di vista per un pezzo. Intanto trovai due miei compagni, li informai della cosa, si combinò il nostro piano, e poi, siccome cominciava a imbrunire, mi diressi verso l’ospedale. Nel punto che attraversavo una piazzetta là vicino, vidi il mio.... quel signore che scantonava in fretta dalla parte opposta. Non s’accorse di me; io affrettai il passo, arrivai nella strada, mi andai a mettere poco lontano dalla casa di Luisa, in un angolo buio, e stetti osservando. Quel giovane arrivò pochi momenti dopo e si mise a passeggiare davanti alla porta, adocchiando di tratto in tratto l’orologio, e voltandosi ad ogni passo a guardare se nessuno veniva. Notai che si voltava sempre dalla stessa parte. — Debbono venir di là, — pensai, e per una via laterale corsi difilato in fondo alla strada, dalla parte che guardava l’amico. Non ebbi da aspettar molto; comparvero quasi subito il fratello e la sorella. — L’ho detto, io ripensai — che qualcosa deve seguire; ma o ci lascio la pelle o non ci riescono per Dio! — M’era salito tutto il sangue alla testa; non sapevo più quel che mi facessi; stringevo i denti e i pugni, e mi sentivo forte per quattro. Girai largo in punta di piedi, e andai a mettermi una quindicina di passi dietro Luisa; non potevo essere veduto, la strada era quasi buia. Parlavano sottovoce fra loro; Luisa piangeva, e si fermava tratto tratto, e il fratello la spingeva innanzi stringendola pel braccio. A un certo punto essa battè forte un piede in terra e disse risolutamente: — No! Ammazzami piuttosto. — Allora il fratello, digrignando i denti come un cane, la interrogò ancora tre volte: — Vieni? — Ed essa tre volte rispose no. Alla terza quel manigoldo alzò una mano,... essa gittò un grido, io mi slanciai fra loro, afferrai quel braccio levato in alto e glie lo ributtai indietro con una scossa da slogargli la spalla, dicendogli: