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il più bel giorno della vita. |
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modo che mi perdettero di vista per un pezzo. Intanto
trovai due miei compagni, li informai della cosa, si
combinò il nostro piano, e poi, siccome cominciava a
imbrunire, mi diressi verso l’ospedale. Nel punto che
attraversavo una piazzetta là vicino, vidi il mio.... quel
signore che scantonava in fretta dalla parte opposta.
Non s’accorse di me; io affrettai il passo, arrivai nella
strada, mi andai a mettere poco lontano dalla casa di
Luisa, in un angolo buio, e stetti osservando. Quel
giovane arrivò pochi momenti dopo e si mise a passeggiare
davanti alla porta, adocchiando di tratto in tratto
l’orologio, e voltandosi ad ogni passo a guardare se
nessuno veniva. Notai che si voltava sempre dalla stessa
parte. — Debbono venir di là, — pensai, e per una via laterale
corsi difilato in fondo alla strada, dalla parte che
guardava l’amico. Non ebbi da aspettar molto; comparvero
quasi subito il fratello e la sorella. — L’ho detto,
io ripensai — che qualcosa deve seguire; ma o ci lascio
la pelle o non ci riescono per Dio! — M’era salito tutto
il sangue alla testa; non sapevo più quel che mi facessi;
stringevo i denti e i pugni, e mi sentivo forte per
quattro. Girai largo in punta di piedi, e andai a mettermi
una quindicina di passi dietro Luisa; non potevo
essere veduto, la strada era quasi buia. Parlavano sottovoce
fra loro; Luisa piangeva, e si fermava tratto
tratto, e il fratello la spingeva innanzi stringendola pel
braccio. A un certo punto essa battè forte un piede in
terra e disse risolutamente: — No! Ammazzami piuttosto. — Allora
il fratello, digrignando i denti come un
cane, la interrogò ancora tre volte: — Vieni? — Ed essa
tre volte rispose no. Alla terza quel manigoldo alzò una
mano,... essa gittò un grido, io mi slanciai fra loro,
afferrai quel braccio levato in alto e glie lo ributtai indietro
con una scossa da slogargli la spalla, dicendogli: