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una morte sul campo. 441

ordinato che mettesse la batteria al trotto. L’ordine fu eseguito. Il vecchio giunse nella strada, vide che la batteria s’allontanava di corsa, mandò un grido disperato e tentò di gettarsi ai piedi del capitano supplicandolo a mani giunte: — Oh per pietà, capitano, per pietà!...

Il capitano non potè resistere — Caporale! — gridò al primo caporale che gli passò dinanzi; — andate a dire al luogotenente che fermi subito la colonna! —

La colonna si fermò. Il vecchio, sempre sorretto dai figliuoli, preceduto dal capitano, s’avviò barcollando verso la batteria che lo aveva oltrepassato di un buon tratto.

Giunsero all’ultimo cannone; il vecchio si voltò verso il capitano e, non potendo articolar parola, gli fece un cenno.

— No, non è questo, — il capitano rispose; — avanti.

In quella capitò il luogotenente. Giunsero al secondo cannone.

— Nemmen questo; avanti ancora. —

Giunsero al terzo. Il capitano non ebbe mestieri di parlare. Il vecchio si slanciò con un trasporto inesprimibile di tenerezza sopra il cannone e lo ricinse colle braccia verso il mezzo: il figlio morente lo avea abbracciato alla bocca. — Qui! qui! — gridò il capitano battendo la mano sulla bocca. Il padre spinse le braccia verso la bocca, vi si serrò contro col petto e vi lasciò cader sopra con affettuosissimo abbandono il viso, singhiozzando: — Oh figliuolo!.... figliuolo mio!...

In quel mentre, a un cenno del capitano, il luogotenente era sceso da cavallo, erano scesi di sul cassone i due cannonieri che avean sorretto il sergente moribondo, e si eran messi tutti e tre dietro al vecchio, l’uffiziale in mezzo, i due soldati ai fianchi.