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una morte sul campo. 431

è una buona occasione per far vedere chi siamo. — Cominciammo a tirare contro i cannoni del nemico. Le colonne retrocessero d’un buon tratto. Quella del mezzo si avvicinò ad una piccola casa, e parve che v’entrasse una buona parte dei soldati. — Sergente! — gridai a vostro figlio; mettetemi una palla in quella casa. — Sissignore! sempre con quel suo accento fermo e risoluto. In quel punto passò di galoppo dietro di noi un colonnello di stato maggiore, sentì le mie parole, si fermò e voltosi verso il cannone di destra disse forte: — Vediamo. — Fuoco! comandò quasi nello stesso tempo quel bravo giovane, e dal tetto della casa vedemmo levarsi in alto e piombare in mezzo alla colonna assi, tegole e travi, e una frotta di soldati precipitarsi fuori e sparpagliarsi in tutte le direzioni.

Il padre stropicciava con tutt’e due le mani la coperta del letto come se fosse preso da un accesso nervoso.

— Bravissimo! — esclamò il colonnello, e s’allontanò di carriera. Ma i cannoni austriaci tiravano a meraviglia. Le palle venivano a cadere a otto, a dieci passi intorno a noi e si conficcavano profondamente nei solchi, sollevando dei nuvoli di terra e di sassi che tratto tratto avvolgevano cannoni e cannonieri e li nascondevano intieramente ai miei occhi. Scomparso il nuvolo, si vedeva sempre il vostro bravo figliuolo cavarsi sorridendo la terra d’in fra il collo e la cravatta, tranquillo, impassibile, come se per lui non ci fosse alcun pericolo.... Ma fummo sfortunati. Una palla cadde in mezzo alla compagnia di fanteria che ci stava di scorta alle spalle e uccise tre soldati. Dopo un momento uno dei nostri cavalli fu ucciso e due altri caddero gravemente feriti. Questo però fu il minor male.... Non eran trascorsi due minuti, quando s’udì uno schianto terribile