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una morte sul campo. 427


— È un capitano d’artiglieria.

— Eh! — sclamò con molto impeto il padre e fece un subito sforzo per levarsi a sedere. Il figlio glie l’impedì.

— No, babbo — disse poi con molta dolcezza, — non ti muovere; te ne potrebbe venir male; lo sai pure che il medico ti ha proibito di pigliar dell’aria; sta coricato, babbo, sta quieto. —

E gli fece riporre sotto la coperta il braccio che teneva fuori. Gli occhi del vecchio lampeggiavano e il respiro era affannoso. Di lì a un poco, senza guardare in viso il figliuolo, colla voce mal ferma mormorò:

— E questo capitano...?

— .... Era il suo capitano.

La risposta era presentita.

— È venuto qui in paese apposta per vederti.

Il padre stette un istante pensieroso, poi scrollò la testa, strinse le labbra e si coprì gli occhi con una mano.

— Babbo, — disse affettuosamente il giovinetto baciandolo sulla fronte — fatti coraggio; il capitano è venuto qui per darti una consolazione, e te la darà, ne son certo. Non far così, via (e gli fece staccar la mano dagli occhi); fatti coraggio, babbo.

— Chiamalo.

— ....Subito?

— Sì, subito.

— Dunque.... ho da andare?

— Va’.

— Vado; ma fatti animo, babbo; il capitano ti darà una consolazione; vedrai. —

E a rapidi passi uscì dalla camera. Il padre lo accompagnò collo sguardo e fissò gli occhi sulla porta. Un breve bisbiglio, un rumor di sciabola.... Ecco il capitano. Appena lo vide, il vecchio tese le braccia verso di