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424 | una morte sul campo. |
germente malato e temevano di dargli una troppo viva commozione; però alcuni particolari della morte del figliuolo gli erano noti fin da due giorni dopo la battaglia; era tuttavia inconsolabilmente addolorato.
In quel mentre s’avvicinava a loro il luogotenente.
— Ecco l’uffiziale di cui parlai nella lettera, — disse sottovoce il capitano, e presentò il tenente ai due fratelli, che gli strinsero con trasporto la mano, facendogli mille proteste di affetto e di gratitudine, a cui egli rispose con molta effusione di cuore. Dette poche altre parole, ritornò verso la batteria. Il capitano stabilì coi due giovani che sarebbe andato a trovare il loro padre la mattina dopo alle sette, poichè alle otto dovea partire per Torino, e fattosi dire la strada, il numero della porta e il piano della casa, richiamò il luogotenente e gli susurrò nell’orecchio: — Domattina, se alle otto io non sarò qui, parta ugualmente colla batteria; ma avverta di non passare per la strada.... — E gliela nominò. Il tenente ne comprese il perchè, rispose che avrebbe obbedito; il capitano si allontanò coi due fratelli.
L’indomani mattina alle sette il capitano, seguìto dall’ordinanza con un involto sotto il braccio, picchiava alla porta di casa dei due nuovi amici. Dovette aspettare un minuto che gli parve un’ora. Era desiderio impaziente o timore quello ch’ei si sentiva in quel punto? Forse non lo avrebbe saputo dire nemmen lui; ma provava un’ansietà penosa. S’aprì finalmente la porta e comparvero i due fratelli. Non gli diedero tempo di parlare; si posero il dito sulla bocca come per dire zitto, gli fecero segno che tenesse ferma la sciabola e, salutandolo tacitamente, lo introdussero e gli diedero da sedere. L’ordinanza posò l’involto sopra una seggiola e se ne andò.