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420 | partenza e ritorno. |
madri nessuno vi conosce, pochi vi capiscono; ma se vi conoscessero e vi capissero tutti, se il mondo si occupasse delle grandi madri come dei grandi cittadini, a una madre come te, vedi, a un angelo come te si innalzerebbe un monumento....
Mia madre mi pose una mano sulla bocca.
.... — Un monumento d’oro, e tutti quelli che hanno anima e cuore, e io prima di tutti bacerebbero l’orma dei tuoi piedi come un’immagine sacra!
— Alberto! Alberto! taci! è troppo! io non reggo! —
E tutti e due, stretti per le mani, tremanti, ansanti, io in ginocchio, ella chinata sopra di me, ci guardavamo negli occhi, piangendo, sorridendo, chiamandoci per nome.
.... — E anche adesso ti bacio la tunica! — esclamò ella poi con impeto, e mi abbracciò e mi inchiodò la bocca sul petto.
— Madre! io le dissi tenendole ferma la testa colle mani e guardandola fiso: — tu sei sublime!
Pochi minuti dopo, tutti e due col lume in mano, ella andava verso la porta della sua camera, e io, dalla parte opposta, verso la mia.
Giunti sulla soglia ci voltammo tutti e due, si rise e si tornò in mezzo alla stanza.
— Che cosa volete voi? — le domandai stringendole il mento tra il pollice e l’indice per farle alzare la testa.
— Niente, e voi cosa volete?
— Niente anch’io; dunque andate per la vostra strada, voi.
— E voi andate pei fatti vostri. —
Un’altra volta tutti e due sulla porta e tutt’e due vôlti indietro.
— Alberto!... Chi sei tu?