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412 | partenza e ritorno. |
far altro che mandarti dei sospiri di dolore. — Mandami delle calze di filo — risponde il figliuolo.
Bergamo è l’ultima stazione, dalla quale ricomincia il racconto di Alberto.
ritorno.
Eran gli ultimi giorni di dicembre; io era sempre a Bergamo col mio reggimento, ricreandomi co’ libri dal servizio di guarnigione, che sempre, ma in ispecie dopo una guerra, è d’una monotonia e d’una noia.... Zitto! Non pensavo nemmeno a tornare a casa perchè il periodo dei lunghi congedi non era per anche aperto, e di brevi sentivo dire che il colonnello non ne voleva dare, se no l’avrebbero chiesto tutti; mia madre continuava a scrivermi che — assolutamente e a qualunque costo mi voleva rivedere e non poteva più durarla così, — ed io a risponderle: — abbi pazienza; aspetta un altro poco, — ed ella: — è impossibile; e io daccapo a quetarla, e intanto passavano i giorni e le settimane.
Una bella mattina sento picchiare all’uscio della mia camera, apro: — Chi veggo! Colonnello!
Mi salutò con molta gravità, non volle sedere, mi disse che veniva da Venezia, ch’era diretto a Milano, che aveva buone notizie della mia famiglia.... A questo punto mi guardò in viso e disse con una cert’aria di pietà e di rimprovero: — Io già capisco che tu hai una gran smania di tornare a casa.
— Eh.... dopo una campagna! — risposi umilmente.
— Campagna! campagna! — egli ripetè in suono di