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partenza e ritorno. | 411 |
non c’era, andai a mettergliela sotto la tenda. Non seppi altro; non mi ringraziò; non die’ mai segno di nulla; credetti che glie l’avessero rubata. Ieri sera, tornando da una passeggiata fuori del campo, entro nella tenda e vedo al mio posto un gran monte di paglia fresca, ben raccolta e spianata, che pareva levata allora da un pagliericcio; e dalla parte dove metto la testa, un’immagine di santo appesa al sostegno della tenda, con foglie e fiori intorno, e un cerino acceso dinanzi; accanto, sul coperchio del baule, un astuccio di legno, fatto col coltello, che poteva passare per un portasigari; sotto l’astuccio un mazzetto di sigari legato con un nastrino rosso. Guardo l’immagine: c’è scritto su — Santa Teresa —; guardo l’astuccio — Santa Teresa; — guardo il nastrino dei sigari — Santa Teresa. — Ne rimasi commosso. Non credevo che il cuore di questo giovane, oltre all’esser tanto buono, fosse anche tanto delicato, da onorare e festeggiare il nome di mia madre invece del mio. —
La risposta della madre è un vero schiaffo al regolamento di disciplina. Se il soldato d’Alberto fosse diventato ad un tratto generale d’armata, essa non avrebbe potuto scrivere in altro modo. E pare che in seguito il signor Remigio non fosse mal ricompensato della sua delicatezza perchè un giorno si presentò all’ufficiale con una lettera di casa sua tra le mani e colle lagrime agli occhi, e fece con voce tremante un lungo ringraziamento....
— Ho capito — disse Alberto tra sè quand’egli ebbe finito; — le due madri sono amiche. —
Da Parma a Piacenza, da Piacenza a Pavia, da Pavia a Bergamo; altri quindici giorni di marcia, di cui la metà colla pioggia. — Penso alle scorticature dei tuoi poveri piedi — dice una lettera della madre, e non posso