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410 partenza e ritorno.

pensiero s’innalza, e le cose e gli uomini e il mondo e la vita, tutto mi si presenta all’intelletto sotto il suo aspetto migliore, tutto circonfuso d’amore e di speranza. Non so come; ma la mia patria, il mio reggimento, te, gli amici, tutto sento d’amar di più e più nobilmente, meditando questo vangelo della letteratura. E non v’è una pagina a cui non sia legato un ricordo delle nostre prime letture; quando tu tenevi il libro sulle ginocchia, ed io leggevo e tu ascoltavi, e le mie lacrime cadevano sulle tue mani, e a certi punti si chiudeva il libro e ci abbracciavamo; o s’io leggeva nella mia camera, uscivo e venivo a cercarti per piangere fra le tue braccia. L’ho qui dinanzi questo libro, lo tengo fra le mani, me lo stringo sul cuore e gli dico: — Per tutte le lacrime che hai fatto spargere a me e a mia madre, per tutti i santi affetti che m’hai destati e tenuti vivi nell’anima, per tutto l’amore che m’ispirasti agli uomini e alla vita e alle cose nobili e grandi, io ti giuro che come fosti la mia prima lettura, sarai l’ultima, e che fin che la mia mano ti potrà reggere ed il mio sguardo fissarti, cercherò te, sempre te, libro-paradiso! —

Dopo questa lettera c’è l’annunzio della partenza da Martellago, e poi, giorno per giorno, un cenno delle partenze e degli arrivi successivi, da Padova a Rovigo, da Rovigo a Pontelagoscuro, da Pontelagoscuro a Ferrara, da Ferrara a Modena, da Modena a Parma.


Parma, 16 ottobre.

— Senti che tiro m’ha fatto quel briccone di ordinanza. Due settimane fa, ricorrendo il giorno del suo nome, presi una bottiglia di barbèra dal vivandiere, ci attaccai sul collo un pezzo di carta con suvvi scritto — San Remigio — e, colto un momento ch’egli